Quando si parla di welfare si fa riferimento a elementi diversi dalla retribuzione, sotto forma di rimborsi o di servizi messi a disposizione del lavoratore dipendente, che mirano a influire positivamente sul benessere della persona.
Nella concezione comune, il datore di lavoro è in una posizione di potere, per cui offre un posto di lavoro ed il riconoscimento di uno stipendio.
Per i lavoratori più giovani, quelli della generazione Y (i millennial) e della generazione Z, l’inizio di un rapporto di lavoro è una strada a doppio senso: se l’ambiente di lavoro non è stimolante, non esitano a cercare altre opportunità.
Se il valore di un posto di lavoro è sempre stato misurato sulla base della retribuzione e del titolo a cui dà diritto, è sempre più chiaro alle nuove generazioni che questi in realtà siano solo due fattori, ai quali vanno aggiunti bilanciamento vita/lavoro, soddisfazione e motivazione, salute fisica e mentale.
I benefit sono in grado di influire su tutti questi fattori: a fronte di un costo ridotto per il datore di lavoro, apportano un beneficio il cui valore è di gran lunga superiore al prezzo.
Il welfare non deve per forza avere un costo elevato. Certo, alcuni benefit, come l’auto aziendale o gli appartamenti in affitto messi a disposizione dei dipendenti, hanno un peso maggiore sul bilancio. Tuttavia, spesso sono le piccole cose a influire sul benessere e sulla percezione dello stesso.
I benefit per il bilanciamento vita/lavoro.
Per le generazioni più giovani, l’assottigliarsi dei confini tra vita privata e vita lavorativa non rappresenta un problema.
Anzi, proprio per questo motivo lo smart working e gli orari flessibili sono benefit, a costo zero, molto apprezzati dai millennial e dai lavoratori della generazione Z.
Volendo investire del budget, per venire incontro a queste esigenze è sicuramente utile fornire computer portatili aziendali, in modo da rendere possibile il lavoro da luoghi che non siano l’ufficio, magari associati a un setting che permetta la connessione a mouse, tastiera e schermi per le giornate di lavoro in sede.
Se proprio lo smart working non è fattibile, si possono prevedere dei benefit che allevino il tragitto casa/lavoro. A tale proposito, le navette da e verso le stazioni dei mezzi pubblici aiutano anche l’ambiente. Per le realtà più piccole, invece, un parcheggio aziendale o un deposito per biciclette o monopattini possono essere la soluzione migliore.
I benefit che influiscono su soddisfazione e motivazione.
Sicuramente, quella dei benefit che influiscono su soddisfazione e motivazione è la più ampia, in parte perché non è specifica, in parte perché tutti i benefit danno quel tipo di ritorno.
Un benefit a costo zero per il datore di lavoro può essere la lotteria dei regali aziendali. Nel periodo natalizio i fornitori inviano numerosi regali e condividerli con i dipendenti anziché concentrarli solo sul datore di lavoro può contribuire al buonumore.
Il cibo gratis è un benefit aziendale sicuramente gradito. Dal caffè all’acqua, dalla frutta fresca ai biscotti, a fronte di un costo limitato, si ottiene una soddisfazione facilmente intuibile.
Una alternativa più strutturata è quella dell’aperitivo di fine settimana: interrompere il lavoro un’ora prima e riunirsi davanti a una birra o a uno spritz è un ottimo mezzo per rafforzare i rapporti interpersonali e stemperare le tensioni accumulate.
Sempre in tema di cibo, i buoni pasto sono sicuramente il benefit più diffuso in Italia; non tutti sanno, tuttavia, che esistono anche buoni spesa utilizzabili per lo shopping.
I dipendenti dovrebbero avere accesso a sconti per i servizi o i prodotti dello studio o dell’azienda presso cui lavorano: ecco un altro benefit a costo zero e a valore aggiunto.
Ad alto valore ma non a costo zero è, invece, la formazione, vitale per i millennial. La formazione può avvenire in sede o presso università e centri formativi, può essere tecnica oppure dedicata alle soft skill ed alla crescita personale. I cosiddetti “lifelong learner” sono una risorsa inestimabile per le organizzazioni, che dovrebbero fare il possibile per attrarli prima e per trattenerli poi. Offrire formazione gratuita o agevolata è sicuramente un modo per farlo.
Il rispetto dell’ambiente è un valore molto importante per i più giovani: il 96% dei membri della generazione Z è ambientalista (Greta Thunberg è di quella generazione, per fare un esempio). Modi per introdurre il rispetto per l’ambiente sono l’implementazione di sistemi per la raccolta differenziata, troppo spesso fatta male negli uffici, e l’ottimizzazione dell’illuminazione e dei sistemi di riscaldamento/raffrescamento, ma anche la riduzione dello spreco di carta e l’introduzione di un minimo di economia circolare, dando nuova vita, ad esempio, a mobili smessi, donandoli a enti benefici, o alla carta tritata, utile nei canili.
Per i più giovani, inoltre, la possibilità di ascoltare musica durante l’orario lavorativo, o di vestirsi in maniera casual, soprattutto (ma non solo) il venerdì, sono benefit attrattivi.
Il welfare per la salute fisica.
Il tempo per lo sport è il primo che viene sacrificato quando si lavora tanto. Eppure, il regolare svolgimento di attività fisica influisce sulla concentrazione, sul buonumore e ha innegabili risvolti positivi sulla salute.
Un’organizzazione che abbia a cuore la salute dei propri dipendenti, in quanto condizione necessaria per il prosperare del business, può organizzarsi con una palestra o un centro sportivo nelle vicinanze. Qualora non ve ne fossero, la presenza di docce funzionanti nei bagni permetterebbe di svolgere attività fisica la mattina o durante la pausa pranzo.
La creazione di squadre sportive e l’iscrizione a gare organizzate, oltre a promuovere il benessere, aiuta la coesione tra i colleghi: maratone, spartan race, gare di calcetto o di pallavolo sono tutte occasioni nelle quali la squadra di lavoro può trasformarsi in una squadra sportiva.
Per i dipendenti più anziani, assicurazioni sanitarie e sistemi di mutua privata sono sicuramente benefit utili e apprezzati.
Il welfare per la salute mentale.
Il benessere psicologico dei dipendenti dovrebbe rientrare tra le priorità dei datori di lavoro.
Lavoratori stanchi, stressati o a disagio rendono meno e possono influire sull’umore di tutto il team.
Per promuovere il benessere psicologico sul posto di lavoro, ad esempio, possono essere concessi permessi o ferie aggiuntive, per evitare stanchezza eccessiva e burn out. Gli abbonamenti in palestra possono essere anche un valido strumento per promuovere il giusto equilibrio tra la vita lavorativa e il tempo libero, spingendo le persone a uscire dall’ufficio per svagare la mente.
Uno svago può essere dato da un biliardino o da un tavolo da ping pong in una sala relax, per una pausa divertente che permetta di rientrare al lavoro con lo spirito rinfrancato.
Per le persone più introverse, tuttavia, i momenti di socializzazione, soprattutto se forzata, possono essere fonte di disagio: spazi organizzati in modo da rispettare le esigenze di ciascuno influiscono sicuramente in maniera positiva sul benessere mentale.
La pandemia ha incrementato l’adozione degli animali: avere la possibilità di portarli con sé al lavoro può essere una soluzione utile che allevia lo stress e sgrava dalla preoccupazione di trovare qualcuno che si occupi dell’amico a quattro zampe durante l’orario lavorativo.
In conclusione.
La taglia unica per il welfare non esiste. Ogni generazione apprezza benefit diversi, ogni persona è differente e ogni organizzazione ha peculiari caratteristiche che rendono più agevole, o impossibile, l’applicazione di determinate policy e la concessione di determinati benefit.
L’implementazione di una politica di welfare dovrebbe essere cucita in modo sartoriale e comunicata in maniera efficace sia all’interno, sia all’esterno dell’organizzazione, affinché tutti ne possano trarre il maggior beneficio.