La sostenibilità economica degli studi professionali

La sostenibilità economica degli studi professionali

Quando si parla di sostenibilità, lo si fa anche con riferimento alla sostenibilità economica, che è la capacità di generare reddito e lavoro per la comunità.

Cosa possono fare gli studi professionali, in concreto, per contribuire alla propria sostenibilità economica?

Crea valore.

Il punto cardine è che ciascuna organizzazione debba creare del reale valore, che sia commisurato al costo. Costo che può tradursi in termini ambientali, sociali o economici.

Nello specifico, uno studio professionale è economicamente sostenibile quando genera valore per le persone che gravitano intorno ad esso: dai clienti ai dipendenti, dai fornitori alla comunità locale.

Il valore di una attività non si concretizza solo in servizi e denaro, ma ha a che fare anche con la crescita dei dipendenti, con il welfare, con le attività pro bono.

Acquista da fornitori locali.

I materiali di consumo di un ufficio riguardano, principalmente, quelli di cancelleria, seguiti dai dispositivi elettronici quali computer, stampanti e telefoni.

La tendenza prevalente è quella di fare affidamento su fornitori conosciuti, i grandi colossi a cui si rivolgono tutti, quelli che consegnano alla porta anche solo una matita.

Questa abitudine penalizza tutti quei piccoli fornitori locali, quelli che, magari, potrebbero essere clienti dello studio stesso: la cartoleria di quartiere, il consulente IT freelance che vive poco distante.

Questi fornitori sono in realtà persone che potrebbero vedere aumentare il proprio volume d’affari, coccolando lo studio come il proprio miglior cliente, arrivando magari a consegnare a mano quella stessa matita di cui sopra, non per dovere, ma per il piacere di farlo.

Un altro tipo di fornitore locale a cui fare riferimento è quello di cibo e bevande: il bar all’altro lato della via per un cappuccino caldo all’ospite che ha preso freddo con la pioggia, il panettiere del paese per un trancio di pizza a pranzo. Molti esercizi, soprattutto nell’ultimo periodo, si sono organizzati con il servizio di consegna delle più famose app, ma restano ancora tanti piccoli negozi che sarebbero ben felici di stringere un accordo o una convenzione con lo studio per fornire pasti caldi, ricordandosi sempre delle preferenze personali di ciascuno.

Assumi persone del posto.

La comunità del luogo è importante anche quanto ai collaboratori ed alle persone da assumere.

Assumere persone che vivano nelle vicinanze della sede lavorativa significa permettere un miglior bilanciamento tra la vita lavorativa e la vita privata del personale, per via della riduzione dei tempi di spostamento.

Meno pendolarismo, ovviamente, significa anche meno inquinamento e, quindi, maggior sostenibilità ambientale, soprattutto in periodi come quello che stiamo vivendo, in cui le persone preferiscono evitare i mezzi pubblici ed utilizzare i mezzi di trasporto privati.

Elargisci stipendi adeguati.

Nel momento in cui la RAL è l’unico e il solo criterio di scelta di un dipendente, c’è qualcosa che non va.

Lo studio professionale che accetti chiunque costi meno di un X all’anno, lo studio professionale che corteggi persone cercando di convincerle ad accettare uno stipendio inferiore a fronte di vane promesse, oppure lo studio professionale che si aspetti dalle persone molto di più di quanto non sia equamente remunerato, non è economicamente sostenibile.

Obiettivo numero 8 Agenda 2030.

Di questi valori si occupa il punto numero 8 dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite, i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile sottoscritto nel 2015.

Il punto 8.5, infatti, punta a “Garantire entro il 2030 un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per donne e uomini, compresi i giovani e le persone con disabilità, e un’equa remunerazione per lavori di equo valore”, di fatto stigmatizzando apertamente il cosiddetto gender gap, ossia la differenza di trattamento economico spesso riscontrabile tra uomini e donne.

I praticanti.

Una categoria spesso data per scontata è quella dei praticanti: laureati in cerca di una formazione pratica per sostenere un concorso o un esame di Stato, retribuiti nella migliore delle ipotesi con poche centinaia di euro al mese.

Persone che, di fatto, pagano per lavorare, apportando però una competenza superiore rispetto ad altre figure che gravitano in studio.

Dei praticanti se ne parla spesso, il tema del loro compenso riempie i titoli dei giornali a cadenza più o meno regolare.

Uno studio che retribuisca il praticante con un compenso dignitoso e decoroso, permettendogli di affrancarsi dalle tasche dei genitori, aggiunge un punto in più alla sostenibilità economica dello studio.

Dona al prossimo.

Il valore generato, come detto nella parte introduttiva, riguarda anche quello derivante dalle donazioni.

Tutto ciò che viene fatto senza un compenso diretto è arricchimento per la comunità.

Esistono molte forme di donazione, alcune riguardano anche la sostenibilità ambientale, come la donazione dei computer e di altri dispositivi dismessi, oppure della carta tritata da usare come lettiera per i canili.

Pro bono.

I professionisti, nell’ambito della propria attività, possono decidere di prestare il proprio servizio pro bono.

Ciò può avvenire a beneficio di determinate categorie di persone, in determinati giorni, oppure per determinate materie.

Aiutare le persone in difficoltà, donando loro il valore della prestazione professionale, ha importanti risvolti etici e di sostenibilità economica.

Beneficienza.

Un altro tipo di donazione che può mettere in atto lo studio professionale è la beneficienza.

Non si tratta sempre e solo di elargizioni di denaro: si tratta anche di eventi organizzati per aumentare la consapevolezza su determinate tematiche, creando una rete di supporto a favore di persone in difficoltà o di cause rilevanti.

In conclusione.

La sostenibilità economica è il contrario dell’avidità: è la condivisione con la società del valore generato, in tutte le sue forme.

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