Le 9 regole dell’intelligenza emotiva di gruppo.

L'intelligenza emotiva di gruppo

Ogni persona, all’interno di un gruppo di lavoro, ha l’incarico di svolgere una determinata mansione.

Ognuno ha (almeno) un compito, un lavoro specifico da svolgere.

Se le hard skill sono specifiche di ciascuno, però, le soft skill possono permeare l’intera organizzazione e caratterizzare il modus operandi di un’azienda o di uno studio professionale.

Nello specifico, l’intelligenza emotiva, declinata come abilità di gruppo, ne influenza produttività e coesione; è difficile ad oggi affermare che l’intelligenza emotiva sia meno importante dell’intelligenza cognitiva.

I risultati della ricerca di Vanessa Urch Druskat e Steven B. Wolff, pubblicata già nel 2001 sulla rivista Harvard Business Review, dimostrano che il successo di un gruppo dipende dalle seguenti tre condizioni: fiducia tra i componenti, senso di appartenenza e senso di efficacia.

Per raggiungere il nirvana dell’intelligenza emotiva di gruppo devono essere stabilite regole di comportamento che si trasformino gradualmente in abitudini a supporto della fiducia, dell’identità e dell’efficacia del gruppo.

L’intelligenza emotiva particolarmente spiccata di alcuni membri del gruppo, infatti, non è in sé in grado di sopperire alla mancanza di intelligenza emotiva del gruppo come entità unica.

Un gruppo di lavoro non completamente sviluppato dal punto di vista dell’intelligenza emotiva è in grado di funzionare, ma verosimilmente non raggiungerà il massimo delle proprie potenzialità, non a causa di una mancanza di hard skill, ma come conseguenza del fatto che i suoi membri non si sentono sufficientemente coinvolti tra loro e con il compito da svolgere.

La creazione delle regole per il buon funzionamento del gruppo deve essere condotta su tre livelli: individuale, di gruppo, ed esterni.

A livello individuale.

Accettazione degli individui.

Ogni gruppo è formato da persone diverse. Accanto alla persona entusiasta vi è la persona negativa ed accanto a loro vi è l’introverso, che fatica ad esprimere la propria opinione davanti agli altri.

Considerare ed accettare i punti di vista di tutti nel prendere una decisione è essenziale, ma ciascun membro del gruppo deve assumersi la responsabilità di apportare il proprio personale contributo in maniera onesta e sincera.

Richiamo di gruppo.

Quando un gruppo di lavoro ha regole di funzionamento stabilite ed applicate, un membro che esce dai binari di quanto concordato deve essere richiamato dal gruppo, senza alcuna aggressività né giudizio.

Chiunque può uscire dal seminato, anche in maniera del tutto involontaria. L’azione di richiamo del gruppo permette di riportare l’individuo al rispetto delle regole, a tutela del comfort e della sicurezza del gruppo.

Basta chiedere scusa e si torna amici come prima.

Attenzione all’altro.

“Tratta il prossimo tuo come te stesso” riassume efficacemente il concetto di attenzione all’altro.

A chiunque può capitare un periodo difficile, un incarico complicato, un incidente di percorso.

Supporto, comprensione ed empatia tra i membri sono fondamentali per la coesione del gruppo.

Livello interno al gruppo.

Autovalutazione del gruppo.

Il gruppo deve regolarmente dedicare del tempo alla propria valutazione, per individuare punti di forza e di debolezza.

Questa attività deve essere strettamente legata alle dinamiche di gruppo, come traguardi raggiunti, processi produttivi, rallentamenti, stati emotivi condivisi.

Potrebbe avvenire in una riunione di allineamento, con cadenza settimanale o mensile.

Lavorare con le emozioni.

Le emozioni permeano la vita di chiunque, anche sul lavoro.

Fare finta di non essere frustrati o di non sbagliare mai può essere controproducente per il clima generale.

Creare momenti informali e leggeri per sfogarsi e condividere gli errori o le insoddisfazioni è salutare per la salute del gruppo.

Creare un ambiente positivo.

Nell’interpretazione delle azioni e delle comunicazioni all’interno del gruppo, è sempre necessario presumere che l’altro stia agendo con la migliore delle intenzioni.

Promuovere il pensiero positivo aumenta la fiducia e contrasta la paura di essere mal interpretati.

Problem solving proattivo.

In un gruppo di lavoro emotivamente intelligente, nessun componente deve essere lasciato da solo con un problema.

Deve esservi libertà affinché ciascuno possa dare il proprio contributo, anche in aree che non sono di sua diretta competenza, se questo significa aiutare un altro membro del gruppo.

Nessuno è un’isola e nessuno deve ignorare qualcosa che ha bisogno di attenzione.

Livello esterno al gruppo.

Comprensione delle dinamiche.

Un’organizzazione che lavora divisa in team deve funzionare come un tutt’uno. Un team deve sempre prendere in considerazione le esigenze o i problemi degli altri team nell’adottare comportamenti o decisioni.

Questo evita risentimenti o colli di bottiglia.

Costruire relazioni esterne.

Quando un’organizzazione lavora in team, è importante che le competenze siano condivise.

Spiegare in maniera comprensibile concetti complicati a membri esterni al team permette al gruppo di lavorare in maniera più coesa, stimola la curiosità e accresce le competenze.

In conclusione.

L’intelligenza emotiva, sia essa di gruppo o personale, deve essere intesa come un muscolo, da allenare nel corso dell’intera vita.

Lo sviluppo dell’intelligenza emotiva di gruppo è un impegno con se stessi per il buon funzionamento del gruppo, ma non deve risultare difficile. Fiducia, appartenenza ed efficacia si costruiscono con le piccole azioni quotidiane, che trasformano un gruppo di colleghi in una squadra vincente.

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