Di team building se ne parla molto, e spesso a sproposito.
Con il termine team building si definiscono quelle attività pensate per favorire la conoscenza, la coesione e la creazione di dinamiche positive tra gli individui di un gruppo.
Solitamente, al termine team building viene associato il contesto aziendale, ma non è necessariamente così: di team building si può parlare anche all’interno di una classe di studenti, o di una squadra.
Tipi.
Le attività di team building possono essere catalogate in diverse categorie.
Ve ne sono di ludiche, nelle quali i partecipanti devono sottostare alle regole di un gioco, di esperienziali, nelle quali i membri del gruppo vivono un’esperienza insieme, come un viaggio o un’attività sportiva, oppure di benessere, che portano le persone in ambienti rilassanti e rigeneranti, come le spa.
Basta una veloce ricerca per scoprire come la fantasia, l’ingegno e la bravura delle persone siano state applicate a infinite attività, da svolgersi sia in ambienti chiusi, quindi indoor, sia all’aperto, ossia outdoor.
Da remoto.
Il diffondersi dello smart working ed il distanziamento forzato delle persone hanno reso difficile, se non impossibile, svolgere le attività di team building nei modi tradizionali.
La possibilità di svolgere attività che avvicinassero le persone, che le aiutassero a collaborare meglio e ad affrontare le sfide, grandi e piccole, che si incontrano nella quotidianità lavorativa, è improvvisamente venuta meno, proprio nel momento in cui era più necessaria.
È stato proprio il bisogno percepito da molti a far trovare il modo di creare attività di costruzione del team da remoto, da svolgersi necessariamente indoor, ma declinate nei modi più fantasiosi.
Obiettivi.
Le attività di team building devono sempre avere come scopo finale il rinforzo delle relazioni e delle dinamiche, ragion per cui devono essere condotte da un soggetto qualificato, che sia in grado di indirizzare le persone, dirigere l’esperienza ed infine analizzare gli avvenimenti, in un necessario momento finale di feedback.
L’obiettivo, però, è spesso mancato, nel momento in cui le attività di team building vengono relegate a una cena di Natale, un aperitivo di inizio estate o il compleanno del titolare, riassunte in una fetta di torta mangiata avvolta in un tovagliolo colorato.
Team building e work/life balance.
Il team building è stato teorizzato a metà degli anni ’60 e da allora viene applicato negli Stati Uniti, ennesimo aspetto in cui gli americani sono precursori.
Proprio la decennale esperienza di queste attività ha portato gli americani a voler dare una svolta nelle modalità di esecuzione delle stesse.
La cena aziendale, il weekend alla spa, l’aperitivo dopo il lavoro, per quanto possano essere ottime occasioni di svago da un lato, possono essere pericolosi fattori che minano il bilanciamento, seppur al giorno d’oggi labile, tra la vita professionale e quella lavorativa.
Si tratta, infatti, di attività che si svolgono al di fuori dell’orario lavorativo canonico e che potrebbero mettere in difficoltà tutte quelle persone con particolari esigenze familiari.
Gli eventi di team building non sono, tipicamente, nè pagati, nè obbligatori… eppure, guai a mancare.
Difetti del team building.
La diversità all’interno di un gruppo dovrebbe essere sempre apprezzata ed incoraggiata e con essa le differenze personali quanto a gusti, attitudini e capacità di socializzazione. Un animale da festa soffrirebbe in un weekend di yoga e meditazione tanto quanto un vegetariano ad un corso di cucina di arrosticini.
Problemi interni alla realtà lavorativa.
La cena aziendale e i suoi derivati più strutturati, spesso, vengono visti come panacea per la soluzione di problemi interni al team, di qualunque natura ed entità essi siano.
La convinzione è che basti un sabato pomeriggio sui go kart, una serata in pizzeria, una mattinata in aula per far conoscere persone di sedi diverse, per aggiustare frizioni tra dipartimenti o per far dimenticare comportamenti scorretti.
Naturalmente, non è così.
Soluzione: comunicare.
Il team building non può e non deve prescindere da una comunicazione interna funzionante e funzionale, così come non può sopperire alla mancanza di una leadership che sia in grado di guidare il gruppo e di motivarlo verso una causa comune: la crescita e il benessere, come fattori collegati tra loro e a beneficio dei singoli.
Il concetto di team building si sposta, quindi, da attività spot da svolgersi poche, pochissime, volte l’anno, a cultura aziendale che favorisca costantemente il coinvolgimento e la motivazione delle persone.
Il team building è inutile?
Naturalmente, il team building come inteso correntemente è un’attività utile e sana.
Le esperienze di costruzione del team che trascendano dalla normale routine lavorativa sono persino auspicabili, in tutte quelle realtà in cui non vi siano i presupposti per un funzionamento fisiologico dell’organizzazione, in cui manchi la leadership, in cui non vi sia conoscenza o cooperazione tra gruppi diversi di lavoro.
L’errore da non fare, però, è credere che, di ritorno dall’evento di team building, il team possa magicamente iniziare a lavorare in armonia, che i KPI vengano raggiunti e che gli indici (quelli positivi) salgano.
Il team building, la costruzione del gruppo, è un’attività graduale, che richiede impegno da parte di tutti e che non può essere affidata con tante speranze ad un professionista esterno (non) dotato di bacchetta magica, né, tantomeno ad un giropizza serale.