Il blog dello studio professionale

il blog

La parola blog deriva dalle due inglesi “web” e “log”, cioè una sorta di diario su Internet.

Proprio come un diario, un blog ha bisogno di aggiornamento costante e dedizione affinché possa prendere forma.

Tuttavia, il blog è lo strumento migliore per intercettare il proprio pubblico, proprio mentre questo sta cercando informazioni che noi siamo in grado di fornire.

Il blog, infatti, permette di rendere gli utenti consapevoli della nostra esistenza, e della nostra presenza quali esperti in una determinata materia.

Tenendo a mente che Google premia le pagine i contenuti nuovi o aggiornati, si intuisce perché il blog ci permetta di creare awareness, di fare inbound marketing e, quindi, attrarre potenziali clienti.

Quanto si guadagna con il blog?

Avere un blog è un impegno e, a parte il CrossFit, conosco poche cose impegnative che portino risultati in tempi brevi.

Molte persone che valutano la possibilità di aprire un blog hanno come punto cardine l’idea di un guadagno, possibilmente facile, veloce e molto cospicuo.

La realtà sta dietro ad ore di studio, di organizzazione, di scrittura, di editing e di promozione dei contenuti.

L’obiettivo del blog di un sito di uno studio professionale non è e non deve essere quello di arrivare a guadagnare con i banner pubblicitari, per molteplici motivi.

Un po’ perché è difficile, per via della sempre crescente cecità alle pubblicità, che ormai ci siamo tutti abituati ad ignorare.

Un po’ perché, diciamocelo, i banner pubblicitari sono un po’ squalificanti.

L’obiettivo di un blog di un professionista deve essere quello del top of the funnel, cioè creare il nome, dare autorevolezza, rendere l’autore un punto di riferimento su una determinata materia.

Se, poi, il post di un blog contiene un riferimento autoreferenziale a un contenuto nativo, che può essere un webinar, un corso, un libro o altri contenuti destinati alla vendita, è un’altra storia, e per niente brutta.

Quanto tempo serve per gestire un blog?

Popolare e gestire un blog è un lavoro vero e proprio, richiede tempo e competenze specifiche.

Ammesso di avere già un sito funzionante, una pagina blog impostata, occorre definire il piano editoriale, determinare a chi si parli, cosa si voglia dire e come, impostare il calendario editoriale e poi scrivere.

Il tempo necessario per scrivere un post per il blog va aumentando negli anni, perché la concorrenza è sempre maggiore e per uscire dal rumore di fondo bisogna emettere un suono diverso.

Un modo per risparmiare un po’ di quel tempo è fare affidamento a professionisti del settore.

Ce ne sono di tutti i tipi: dai ghost writer ai social media manager, dai copywriter ai webmaster.

Dipende dal punto di partenza, dal tempo e dal denaro a disposizione, dalle competenze, dai desideri.

La formula magica non esiste, ma credo che la logica stia sempre nel valutare in cosa sia più proficuo studiare, e cosa possa poi servire di nuovo.

Ogni esperto è prima di tutto uno studente

Avere un blog è utile perché permette di migliorare il proprio stile di scrittura, allena allo studio. Ogni esperto è prima di tutto uno studente. Scrivere post significa aver studiato, fatto ricerca.

Per un avvocato può non essere utile imparare a configurare un blog su WordPress, perché gli costerà tempo, causerà frustrazione e verosimilmente occuperà molto del suo tempo per creare un prodotto mediocre. Inoltre, difficilmente l’avvocato rivenderà il servizio, creando blog per i propri clienti.

Al contrario, per l’avvocato potrebbe essere utile scrivere un articolo sulla tassazione degli atti istitutivi di trust anche se il trust non è la sua materia, perché si obbligherà a studiare un argomento che magari non ha mai affrontato prima o che conosce solo superficialmente.

In più, potrebbe trovarsi ad utilizzare le competenze che ha acquisito nello studio per l’articolo.

Scrivere e pubblicare articoli di blog aiuta a posizionarsi sul web come esperti di settore, quindi l’articolo potrebbe portare richieste di consulenza, o altri incarichi professionali.

Medium

Il blog può essere una pagina del proprio sito, oppure ci si può basare su Medium, che è stato creato inizialmente per aggirare il limitato numero massimo di caratteri di Twitter e dare agli utenti la possibilità di scrivere testi più lunghi.

Medium, al contrario dei mille templates di WordPress, non è molto personalizzabile ed è una specie di social network. Un altro.

Ma, mentre chi sta su Google è lì per cercare una risposta, chi sta su Facebook è lì per scrollare un post dopo l’altro, chi sta su Medium ha voglia di leggere: quindi cosa bisogna fare? Scrivere.

Medium è un misto tra un social network ed una piattaforma di blogging.

Ecco, Medium può essere un modo per guadagnare, perché permette la partecipazione al Medium Partnership Program, per cui si viene pagati (pochi centesimi) per ogni lettura, “clap” (l’equivalente del like), o altre interazioni con il post.

Al momento, purtroppo, non esiste il modo di ricercare gli articoli in una determinata lingua e la maggior parte dei contenuti è in inglese.

Medium può comunque essere utilizzato come piattaforma pronta all’uso, promuovendo poi i propri articoli tramite i canali social.

In conclusione

Se l’obiettivo è fare personal branding e trovare clienti, con la consapevolezza che non si tratta di un investimento a breve termine, il blog non solo ha molto senso, ma è addirittura indispensabile.

Condividi:

Ultimi articoli

Ti interessa questo argomento?

Iscriviti alle newsletter, ne parlo spesso!

Seguimi:

Send Us A Message

C'è qualquadra che non cosa?

Se hai bisogno di aiuto compila il form: ti chiamo io!