Marketing per lo studio professionale: il sito web

Marketing studio professionale

La ricerca su Google ad oggi è la via più breve per trovare qualsiasi cosa: la ricetta della puttanesca, l’ultimo iPhone, il commercialista di fiducia.

Eppure, nonostante sia chiaro che Internet sia il primo posto in cui si svolgano le ricerche, sono pochissimi i liberi professionisti che hanno un sito web.

Vero, esistono piattaforme che elencano i professionisti, raccolgono recensioni, indicano prezzi, ma sono in grado di fornire all’utente un’immagine professionale e di affidabilità? Difficile, molto difficile.

La pagina su Facebook

Alcuni studi professionali hanno aperto una pagina, tipicamente su Facebook, per cercare di risolvere in modo sbrigativo la presenza su Internet.

I social network, tuttavia, non possono fungere da surrogato del sito web.

Il primo elemento da considerare è che non tutti hanno un account in tutte le piattaforme. Lo studio che decida di basare la propria presenza online solo su Facebook perderebbe la visibilità a tutti quegli utenti, soprattutto i più giovani, che hanno optato per la chiusura dell’account o che hanno smesso di utilizzarlo.

Le regole sul social network sono stabilite da un ente terzo, che decide a cosa e a chi dare visibilità, come, quando e anche perché. Fino ad arrivare al “se”.

Se agli albori di Facebook era facile con un post raggiungere tutti i “fan” della propria pagina, ad oggi è praticamente impossibile: Facebook ha dovuto e voluto ottimizzare l’esperienza degli utenti, quindi l’algoritmo della piattaforma differenzia i contenuti visualizzati in base a criteri in buona parte noti, ma in buona parte ignoti.

Ciò comporta che sia sempre più necessario ricorrere alle sponsorizzazioni per avere visibilità. E sponsorizzazioni significa investire un budget su una piattaforma esterna, che gioca a proprio favore, che è personalizzabile in maniera limitata.

Il sito web centro di gravità permanente

Essere sui social è quindi inutile? No, a patto che si tenga presente che l’utente che cerca sui social non ha ancora elaborato un bisogno a livello conscio. Potrebbe incappare più volte nel contenuto di un professionista e potrebbe trovarlo, a seconda dei casi, divertente, interessante, professionale. Nel momento in cui la curiosità supera la soglia del bisogno inconscio e diventa un bisogno consapevole, però, l’utente non cercherà (solo) la pagina Facebook, ma la sua attenzione si rivolgerà al sito web.

Il social deve quindi essere visto come utile cassa di risonanza per i contenuti, sia declinati nelle brevi frasi di Twitter, sia nelle forme di Facebook.

Il centro di gravità permanente del marketing dello studio professionale, però, non può che essere il sito web.

Il sito web deve essere pensato come una sorta di biglietto da visita, il più possibile interattivo, il più possibile arricchito. Arricchito non solo delle informazioni di contatto, delle foto, ma anche di tutte quelle informazioni, più o meno esplicite, che comunicano l’immagine dello studio, che ne comunicano il linguaggio: colori, carattere, scelta delle parole, informazioni mostrate.

Il sito è un ufficio aperto 24 ore al giorno per dare informazioni al possibile cliente. O anche al cliente esistente, qualora il sito disponesse, come dovrebbe, di un’area riservata per l’interscambio documentale, o di un bot per dare risposte alle domande più frequenti.

Il sito è uno strumento di marketing dello studio professionale che può e deve crescere insieme al professionista: è il modo più semplice, più immediato e meno costoso per aggiornare il pubblico sui cambiamenti nella composizione dei professionisti, per dare evidenza di modifiche di numeri di telefono, per condividere circolari o altri documenti utili.

Il blog

Non da ultimo, il sito web può ospitare il blog, che è uno strumento di marketing dello studio professionale utilissimo per comunicare la propria professionalità, per dare le risposte agli utenti nel momento in cui le cercano e per fornire ai motori di ricerca sempre più contenuti, costantemente nuovi.

Tutto ciò, ovviamente, a patto che al sito web sia data la giusta importanza: un sito gratuito, con dominio di terzo livello, un sito vecchio, incompleto, artigianale o con informazioni errate restituisce un’immagine di trascuratezza, e quello è esattamente il messaggio che viene percepito, non solo legato al sito, ma allo studio in generale. Anche se la realtà dei fatti è diversa, il cliente potenziale probabilmente non avrà modo di vederla, perché si fermerà al sito.

A ognuno il suo

Se tutte queste sono le potenzialità che ha un sito web, la penuria di siti web degli studi professionali non può non stupire.

Cercare un avvocato o commercialista online e non trovarlo, o non trovarne informazioni aggiornate, è una delusione che spesso porta il potenziale cliente a curiosare tra gli risultati di ricerca, quelli degli studi professionali che hanno investito in un sito web e che si fanno notare per la loro professionalità, preparazione, competenza… o anche solo per la presenza.

Non avere una presenza online strutturata e trovabile significa non esserci: sta poi alla libertà di ognuno decidere come comunicare e in cosa investire il proprio budget.

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