Non chiamatele soft skills

Non chiamatele soft skill

La sensazione che si prova al primo approccio con le soft skills è lo smarrimento.

Per gli anglofoni, il termine soft evoca il concetto di soffice, liquido, intangibile, quasi sfuggevole. E parimenti sfuggevole è la definizione o la catalogazione delle soft skills.

Eppure, ci rendiamo tutti conto del fatto che siano importanti: in nessun curriculum vitae mancano mai l’“attitudine al problem solving” e la “capacità di lavorare in team”, tanto che, in caso di mancanza, ne percepiamo la necessità; sono quasi un requisito, al pari dell’indirizzo e-mail.

I pregiudizi.

La verità è che la maggior parte delle soft skills è considerata un’attitudine innata, una caratteristica immodificabile del carattere e della personalità.

Chiamarle soft, non avere un elenco e non poterle per definizione misurare sono tre motivi per ignorarle, per starci lontano e per non avventurarsi nel valutarle o nel giudicarne la presenza o l’assenza.

Molte soft skills sono associate al sesso: si dà per scontato che una donna sia empatica e che un uomo abbia capacità di leadership, al punto che un uomo empatico sia considerato debole e una donna dotata di leadership sia considerata prepotente ed autoritaria.

Ancora, alcune soft skills sono associate all’età: l’adattabilità è solitamente associata alle nuove generazioni, mentre quelle precedenti, meno abituate alla comunicazione via smartphone e chat, sono considerate più abili nelle relazioni interpersonali.

Come tutte le generalizzazioni, però, non sono sempre valide.

Soprattutto, nulla è scalfito nella pietra.

L’apprendimento.

Al pari delle abilità tecniche, le soft skills sono abilità che si possono imparare; la stessa propensione ad un apprendimento costante è una soft skill importante nel mondo del lavoro.

Se è indubbio che le hard skill possano essere insegnate, sul campo o tramite corsi di formazione ad hoc, può non essere scontato che anche le soft skill si possano imparare.

Nessuno nasce sapendo come redigere un bilancio, così come nessuno nasce sapendo mantenere la calma in momenti di stress. Per quanto esistano ovvie predisposizioni personali, tutte le abilità possono essere imparate ed affinate.

Un commercialista che abbia affinato la capacità di gestire lo stress sarà sereno, con sé e con gli altri, in periodo di dichiarazioni dei redditi: la vera potenza delle soft skill è che la loro trasversalità sia in grado di amplificare le competenze tecniche e faccia la vera differenza tra un professionista commodity ed un professionista-persona di fiducia.

L’apprendimento delle hard skill, sia a scuola, all’università o sul lavoro, quindi, non può e non deve prescindere dalla creazione di quella attitudine al lavoro ed alla vita che prende il nome di soft skills.

Le soft skills nel processo di assunzione.

L’impatto delle soft skill dei membri di un team di lavoro è altamente rilevante: dalle posizioni apicali a quelle più in basso nella gerarchia, spesso ciò che rende una persona davvero brava in ciò che fa non sono le capacità tecniche, ma le abilità interpersonali, percettive, di apprendimento.

Capita spesso che i comportamenti arroganti o prevaricatori di una persona vengano sistematicamente perdonati, con la scusa che sia brava nel suo lavoro.

Dopotutto, le abilità tecniche possono essere misurate in maniera oggettiva, mentre la valutazione delle soft skill potrebbe essere tacciata di favoritismo o addirittura sessismo.

Inserire in un ambiente di lavoro una persona dispotica, negativa o fannullona, per quanto tecnicamente impeccabile, avrà sicuramente un riflesso negativo sul gruppo, minandone il funzionamento e causando una diminuzione della motivazione e della produttività.

Al contrario, una persona empatica, positiva, produttiva avrà un ruolo di traino sul gruppo, favorendone la crescita anche professionale.

Le soft skill, spesso relegate in un paio di frasi fatte in calce al cv, hanno in realtà un ruolo rilevante nel processo di selezione: scegliere una persona sulla base delle mere competenze tecniche può essere alla lunga controproducente.

Le soft skills sono le nuove hard skills.

Produttività, esperienza, capacità di percezione di sé e degli altri sono solo alcune delle categorie di soft skill che hanno un chiaro effetto sulla persona e sul ruolo che questa possa avere nella società, intesa sia generale sia specificatamente sul posto di lavoro.

Ignorare l’importanza delle soft skill, considerarle subordinate alle abilità tecniche e non investire a sufficienza sul loro sviluppo potrebbe essere un errore molto costoso, per la persona e per l’azienda.

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